Scavi e allestimento
dell’Antico Porto di Classe
I sondaggi
Nel secondo dopoguerra l’interesse per il territorio di Classe si fece più stringente e iniziarono una serie di sondaggi penetrometrici, ad opera di G. Cortesi e A. Roncuzzi, estesi quasi a tappeto, molte volte seguiti da trincee di scavo.
Furono effettuati i sondaggi che consentirono di rintracciare i moli foranei del porto (1961, scavo 1972), si iniziò lo scavo presso San Severo, che intercettò alcune tombe romane e un breve tratto della cinta difensiva urbana (1964), poi seguito dallo scavo della chiesa e dei sacelli, nonché della domus romana sottostante (1965-1968), si individuò e scavò la necropoli del podere Minghetti (1966), quella in località Palazzette (1970), si aprì una trincea esplorativa in podere Gattamorta (1970), che consentì di rintracciare i resti di strutture abitative.
Il primo reperto scultoreo di provenienza non funeraria, e di rilievo monumentale, è rappresentato dalla testa di Tyche ora esposta nella sala delle Erme del Museo Nazionale di Ravenna: fu rinvenuta fortuitamente durante lavori agricoli nel 1972 in podere Mazzotti. Chiaro segnale che in questa zona esistevano i presupposti per rintracciare strutture monumentali di età romana, come i risultati dei sondaggi sembravano suggerire, si decise di dare inizio a una massiccia campagna di scavi.
Nel 1975, per iniziativa dell’allora Associazione per gli scavi della Città e del Porto Romano di Classe, venne aperta una trincea esplorativa parallela alla linea della ferrovia, nel podere Chivichetta in via Marabina, di proprietà della Romana Zuccheri; la trincea attraversò obliquamente l’isola fra i due rami del canale portuale, il canale stesso, gli edifici del lato sud, quindi una strada e si fermò nella zona allora interpretata come fornace ceramica, a causa dell’enorme quantità di anfore e ceramiche diverse messe in luce.
Le prime campagne di scavo
Le campagne di scavo successive, condotte dalla Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna, partirono necessariamente da questa prima trincea, scoprendo nel 1975-76 il fronte sul canale dei magazzini portuali, quindi la strada basolata; nel 1977 venne affrontato lo scavo più impegnativo, quello della fornace e dei suoi abbondantissimi materiali.
Il settore del quartiere portuale messo in luce presentava una serie di edifici a destinazione prevalentemente commerciale, scaglionati fra il canale e la strada basolata, costruiti in laterizio di reimpiego, con portici esterni e interno diviso da pilastri, generalmente con un pozzo di luce o un cortiletto al centro, spesso dotati di un soppalco realizzato in legno; gli edifici erano separati da fognature coperte che scaricavano nel canale e che assumevano la funzione di viottoli di collegamento fra la strada e il canale stesso.
Gli scavi
Dopo la scoperta dell’area dell’Antico Porto avvenuta nel 1975 e i primi scavi nella zona, tra gli anni ’80 e gli anni ’90 si svolsero nuove campagne di scavo, che portarono allo scoprimento di uno dei magazzini principali, ad indagini su nuovi edifici e ad un intervento sull’isola fra i rami del canale, con la messa in luce di un’altra strada basolata e delle strutture lignee di contenimento della sponda.
Le attività di scavo a Classe sono riprese in modo sistematico a partire dal 2001, grazie allo sforzo congiunto dell’Università di Bologna, della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna e, dal 2003, della Fondazione RavennAntica.
Dopo alcune campagne su scala ridotta, è stata aperta una grande area di scavo, nella quale si è lavorato per ben due anni, quasi ininterrottamente.
Qui abbiamo potuto seguire nel dettaglio le vicende dell’intero quartiere portuale, dalla sua nascita nel V secolo fino all’abbandono, verso la fine dell’VIII.
Nel V secolo vengono costruiti i magazzini del porto, per i quali è stato possibile individuare perlomeno due tipi diversi di strutture: con portico sul fronte e sul retro, affacciati rispettivamente sulla strada che portava a Ravenna e sul canale, e con cortile interno sul retro.
Ma una delle sorprese più grandi è venuta dal rinvenimento di uno dei magazzini che, bruciato in un incendio verso la fine del V secolo, non fu mai più ricostruito. Questo ha permesso di ritrovare tutto il contenuto al suo posto: le grandi anfore cilindriche africane, gli spatheia, centinaia di lucerne, e molto altro ancora.
Uno squarcio davvero straordinario, unico sul commercio tardoantico a Ravenna e in Occidente; e un importante occasione per capire come funzionava un magazzino portuale in età tardoantica.
Lo scavo ha poi gettato luce sulle fasi più tarde dell’area, quando i magazzini vengono trasformati in abitazioni ed accanto ad essi si seppelliscono i morti.
Sono state inoltre individuate le tracce di varie attività artigianali: produzione del vetro, lavorazione dei metalli e – più tardi, nell’VIII secolo – produzione di contenitori in ceramica.
A questo periodo risalgono sette nuovi magazzini, molto più piccoli dei precedenti e costruiti interamente in legno: il paesaggio urbano di Classe è ormai cambiato totalmente, dall’Antichità siamo passati al Medioevo, e la città si avvia verso un inesorabile abbandono.
Il progetto
L’ Antico Porto, che costituisce la prima stazione del Parco Archeologico di Classe, si estende in un’area costellata di rinvenimenti archeologici e di monumenti storici tra i più importanti di Ravenna: San Severo e Sant’ Apollinare in Classe, a cui si aggiunge il Museo della Città e del territorio.
L’idea del progetto, curato dall’architetto Daniela Baldeschi, a capo del gruppo di progettazione, si articola attorno ad alcuni capisaldi con l’obiettivo di valorizzare l’intera area, in particolare la zona d’ingresso e la zona dello scavo archeologico.
Ciò ha comportato la “correzione” degli elementi di maggior impatto visivo, come la ferrovia, il richiamo al contesto naturale del mare e della linea costiera, il ripristino del ramo secondario del canale portuale, la ricostruzione virtuale e reale di alcuni settori o edifici, al fine di ricreare efficacemente, agli occhi del visitatore, la funzione primaria e l’importanza storica di quello che è stato uno dei porti commerciali più attivi del mondo antico.
L’ingresso al sito, valorizzato e unito all’accesso pedonale, conduce i visitatori nella grande piazza. Qui si trovano la biglietteria e l’edificio adibito a bookshop, nonché l’ edificio principale, il Centro Visite, locale all’interno del quale si assiste all’introduzione all’area archeologica con l’utilizzo di apparati multimediali. Questo edificio ospita anche un’aula didattica ed i servizi igienici.Il percorso interno è stato strutturato per garantire il minimo impatto fisico e visuale sulle strutture archeologiche, ma privo di barriere architettoniche, per consentire l’accesso ai disabili.Nell’area in cui si trovava il ponte antico è stata approntata una passerella orizzontale, appena in rilievo rispetto alla superficie del canale. La pavimentazione suggerisce ai visitatori lo sviluppo razionale del percorso.Quest’ultimo, per quanto concerne sia gli aspetti didattici che ricreativi, è stato attrezzato in sei punti cruciali (l’isola, il ponte, l’area di alaggio, la strada e i magazzini sul lato canale, l’edificio sul lato meridionale dello scavo, denominato edificio 17).Lungo il percorso, pannelli a sovrapposizione grafica (lastre prospettiche) trasparenti con serigrafie che mostrano ricostruzioni di elementi architettonici non più presenti vengono a sovrapporsi con il panorama retrostante, fondendosi e restituendo la vista del complesso come doveva essere a suo tempo.Inoltre sono stati realizzati due belvedere in prossimità dello squero e del canale, cioè in posizione ottimale per avere una visuale completa dell’intero sito archeologico.